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Il Gruppo Mondial adotta lo studio di Villa Necchi Campiglio

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Il Gruppo Mondial adotta uno spazio di Villa Necchi Campiglio: un gioiello milanese nell’angolo più silenzioso del centro città

Nel 2001 le due sorelle Gigina e Nedda Necchi donarono al FAI la propria residenza  che -  dopo un importante intervento di restauro conservativo - è divenuta una bellissima casa museo aperta al pubblico a partire dal maggio 2008.

Nel corso di 10 anni, Villa Necchi Campiglio è stata arricchita da importanti collezioni permanenti e diverse opere d’arte donate al FAI, oltre che da nuove infrastrutture – come il padiglione vetrato – e da nuovi servizi di accoglienza.

Proprio al fine di conservare la bellezza di un luogo più unico che raro, il FAI ha proposto alle aziende di contribuire alla manutenzione di questo Bene, partecipando alla tutela del patrimonio culturale milanese.

Mondial, da anni sostenitrice del FAI, Fondo Ambiente Italiano, ha subito aderito alla richiesta offrendo il proprio sostegno concreto per i prossimi 10 anni. Da sempre, Mondial è attenta ai valori della cura dei patrimoni artistici, perché profondamente consapevole di quanto proteggere la bellezza crei valore.

Per noi, e per tutti.

 
Villa Necchi Campiglio - una residenza custode di strepitosi capolavori

Lo studio di Villa Necchi Campiglio presenta un carattere decisamente maschile: era stato infatti pensato sin da subito per essere lo studio del padrone di casa. La boiserie in palissandro sulle pareti nasconde una cassaforte per l’argenteria della residenza e due armadi, che fungevano da archivio professionale per Angelo Campiglio. Nonostante la laurea in medicina, Angelo – proveniente dall’alta borghesia industriale - decide presto di aiutare il suocero fondando la NECA, una grande fonderia pavese di ghisa, e si specializzano nella produzione di apparecchi smaltati che rimarrà attiva fino al 1972.

Già a partire dall’Ottocento il padre di famiglia, Giuseppe Necchi, entra a far parte del mondo dell’imprenditoria di costruzioni meccaniche, espandendo l’attività negli anni Venti con il fratello di Nedda e Gigina, Vittorio, il quale inizia la produzione della famosa macchina da cucire Necchi: uno dei simboli dell’Italia industriale e moderna.

La stanza non è eccessivamente decorata. Infatti, sia la severità di Angelo – dovuta alla sua stessa carica manageriale – sia la necessità di aspetto richiesta da una stanza di lavoro, avrebbero reso ogni eccesso ornamentale poco opportuno.

Proprio per evitare di dare un’impressione di leziosità, il soffitto originale della camera, opera di Portaluppi, decorato con un fantasioso motivo a labirinto e un profilo merlettato, viene presto nascosto da un controsoffitto a riquadri bianchi, probabilmente ideato da Tomaso Buzzi.

Nel corso dei recenti restauri il giocoso labirinto portaluppino è stato giustamente riportato alla luce, divenendo un elemento inedito per la ricostruzione dell’opera del progettista.

Al momento della sua realizzazione, lo studio di Villa Necchi era dotato di un arredo moderno ed essenziale, come chiedevano le tendenze decorative aristocratiche dell’epoca. Al suo interno era presente una scrivania degli anni Trenta in radica di foggia, che venne spostata in un momento successivo all’interno di un locale di servizio del sottotetto. Al suo posto, nell’ottica di nobilitare la casa con pezzi antichi, la famiglia Necchi Campiglio pose un bellissimo tavolo di mogano di epoca I impero, realizzato dal toscano Giovanni Socci.

Il mobile può ricompattarsi in sé stesso inglobando al suo interno leggio, ali laterali e sedia grazie a un complesso meccanismo.

Parlando di dipinti, oltre alle tre opere di Filippo de Pisis, è presente la Natura morta con libri, opera di forte impatto e rigore di Carlo Carrà, datata 1932. Le altre due nature morte di Felice Casorati invece non appartengono alla Collezione Gian Ferrari ma sono frutto di donazioni successive.